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Trionfo Ligure

IL RAPPORTO TRA LA LIBERA MURATORIA E LA SOCIETA'

 

E volontariamente taccio dei rilevanti riferimenti alla simbologia massonica tuttora presenti sulla cartamoneta come sul Great Seal of United States, il sigillo statale, simbolo della sovranità statunitense. Alcuni storici si sono spinti ad attribuire le ragioni della invero sconcertante sconfitta bellica britannica (davvero inspiegabile se si conta la rilevante superiorità numerica e di armamento dell'esercito inglese contro l'esercito coloniale) ad un presunto patto tra i Liberi Muratori di entrambi gli schieramenti, finalizzato a favorire la nascita di una nazione, che sarebbe stata, tanto sul piano simbolico quanto su quello fattuale, una nuova “Atlantide massonica”, ovvero una nuova terra in cui gli uomini liberi e di buoni costumi avrebbero potuto realizzare il fino ad allora utopico ideale di “società perfetta”, poiché basata sui principi ed i valori del pensiero massonico. Né da ultimo, e proprio nella nostra Rispettabile Loggia, possiamo tacere di quanta parte abbiano avuto i Liberi Muratori Italiani, Liguri, Genovesi ed i nostri stessi Padri della “Trionfo Ligure” nel processo di unificazione nazionale italiana di cui abbiamo appena celebrato il centocinquantesimo anniversario. Oggi gli storici hanno giustamente ridimensionato l'idea per cui l'Unità Nazionale sarebbe frutto del lavorio massonico. L'unificazione nazionale è invero obiettivamente legata alle mire espansionistiche di Casa Savoia e non avrebbe potuto essere realizzata in mancanza di un esercito regolare, forte come quello sabaudo, né di una fitta rete di diplomazia internazionale quale quella posta in campo dal Conte di Cavour e dai suoi ministri. Tuttavia gli storici hanno quasi unanimemente attribuito all'opera della nostra Istituzione un ruolo diverso, ma tutt'altro che secondario: quello di forza operativa, di forza sul territorio. Poco prima del 1861 si segnalavano nella penisola, infatti, più di cinquecento centri massonici, quasi tutti in collegamento clandestino tra di loro, i quali svolgevano utilissima opera di propaganda del pensiero mazziniano ed unitario e, quindi, si presentavano come una delle strutture più omogenee e ramificate allora esistenti in territorio italiano. Non a caso, all'indomani dell'Unità nazionale e, precisamente nell'ottobre 1861, tali strutture vengono riunite insieme nel Grande Oriente d'Italia, il cui Gran Maestro diviene Costantino Nigra, principale collaboratore di Cavour.

Ricordare brevemente tali nozioni di natura storica serve evidentemente ad introdurre una riflessione alla quale personalmente attribuisco notevole importanza: questo impegno capillare costante, questa partecipazione fattiva nella vita politica dell'Istituzione nel suo complesso e dei singoli Iniziati è sì oggi per noi certamente Storia (essendo trascorso diverso tempo), ma per loro, che ne furono protagonisti ed artefici nella loro contemporaneità, risulta invece testimonianza di un impegno fortissimo nel divenire della società in cui essi vivevano ed operavano 

Concentriamoci sul nostro Dovere e sul nostro Fine: lavorare per il Bene dell'Umanità. Come intendiamo tale concetto?. Come possiamo oggi interpretarlo alla luce della natura della moderna società?. E noto a tutti che oggi come non mai lo scenario mondiale suscita profonde inquietudini e sia caratterizzato da molteplici sofferenze di varia natura negli uomini a tutte le latitudini. Conflitti e povertà hanno sempre accompagnato il cammino dell'umanità sin dagli inizi della storia dell'uomo, ma, a tali tragedie, oggi si aggiungono fondamentalismi religiosi ed odi nazionalisti ed etnici, gravissime sperequazioni nell'accesso e nell'utilizzo delle risorse del pianeta, altrettanto gravi lesioni alla dignità umana, non più accettabili nella moderna società del III millennio. Ed oltre a ciò, i nuovi disagi ambientali, psicologici ed esistenziali, nonché nuove discriminazioni e nuovi squilibri sociali affliggono la società occidentale il cui modello economico e sociale è entrato in crisi dopo la caduta delle ideologie.

Sembra uno scenario apocalittico da nuova età del ferro, ma penso basti sfogliare un quotidiano o seguire un telegiornale per rendersi conto che l'espressione non sia poi così del tutto esagerata. La maggiore istruzione di massa e la più rapida e completa circolazione delle informazioni e delle idee, attraverso la rete web, ha condotto la moderna umanità ad un grado di maggiore consapevolezza di sé e del cosiddetto villaggio globale in cui viviamo. Tale elemento, in sé del tutto positivo, ha tuttavia suscitato inevitabilmente nuove problematiche e nuove interpretazioni di natura etica, religiosa, filosofica alle quale non è giunta ancora adeguata risposta. Il mondo sembrerebbe oggi un nuovo ed immenso laboratorio, all'interno del quale tutti i capisaldi finora ritenuti intangibili vengono di nuovo messi in discussione e reinterpretati e si fatica enormemente a trovare nuove formule di convivenza politica e sociale, e nuovi modelli di sviluppo economico e culturale.

Di fronte allo scenario che vi ho appena descritto, i nostri detrattori affermano che si stia con ciò compiendo il “cosiddetto disegno massonico” ovvero l'avvento di una nuova era, “il novus ordo saeculorum” in cui trionferebbe il disegno mondialista e relativista che essi affermano muovere il nostro operato. Ovviamente nulla di più falso e nulla di più lontano dai nostri valori e dai nostri fini. Quello che viene spacciato grossolanamente come il trionfo della Massoneria rischia invece di essere la più grave sconfitta dei nostri principi e della nostra visione del mondo.

E per scongiurare questo attuale pericolo e affinché la Luce splenda sempre nelle tenebre, noi Liberi Muratori, che tanta parte nel cammino della società umana abbiamo avuto, noi Iniziati, alla cui opera si devono luminosi fari nel pensiero e nell'arte umana, noi Massoni che abbiamo sommamente caro il Bene dell'Umanità, cosa possiamo e cosa dobbiamo fare? Possiamo noi restare insensibili al grido di dolore che da tante parti si leva intorno a noi?. Certamente no.

In tal senso è illuminante un passaggio della relazione morale del Grande Oratore in occasione della Gran Loggia appena celebrata. Nella relazione si legge che noi Massoni abbiamo il compito di “costruire e governare il futuro per rendere possibile all'uomo il diritto alla ricerca della felicità”. Espressione felicissima che compendia quanto di più caro al nostro cuore, ma che deve necessariamente trovare una concretizzazione fattuale onde non restare una pur splendida teorizzazione filosofica. Pensiamo a quale splendido tesoro di valori e principi i Liberi Muratori possano attingere per svolgere la nostra missione. Li leggiamo nei nostri Templi, proprio all'Oriente: LIBERTA', UGUAGLIANZA, FRATELLANZA, cui noi aggiungiamo spesso anche la TOLLERANZA quale splendido corollario. Dobbiamo essere però rigorosi nel giudicare il nostro operato. La Massoneria è un'Istituzione i cui componenti furono in grado di concepire disegni sommamente ispirati, quali le Nazioni Unite e la Croce Rossa; a tali realizzazioni del passato non corrisponde oggi però un adeguato presente. Troppo spesso difficoltà esterne ed interne ci hanno spesso ripiegato su noi stessi, inducendoci ad astrarci dalla società in cui peraltro viviamo e a chiuderci in una sorta di clausura massonica. Concentriamoci sulla nostra esperienza nazionale: del contributo che le Logge diedero all'unita nazionale abbiamo già detto. Meno conosciuta è l'opera che le Officine diedero subito dopo il 1861 al consolidamento dell'Unità appena raggiunta ed alla creazione della struttura del neonato stato italiano fino al 1926 allorquando, messe fuori legge dalle cosiddette leggi fascistissime, le Logge vennero sciolte dall'allora Gran Maestro Domizio Torrigiani.

Ciò che interessa rilevare è che questo arco di tempo (dal 1861 al 1926) fu un aureo periodo per la Massoneria e per il ruolo che essa seppe interpretare ad ogni livello nella vita pubblica della nazione. Massoni erano generali ed ammiragli che componevano lo Stato Maggiore, cosi come i grandi e piccoli burocrati dello stato, cosi come i nomi illustri degli atenei, delle accademie e della cultura, scendendo via via al piccolo notabilato di provincia fatto di notai, avvocati, medici e farmacisti che tanta importanza ebbe nello sviluppo della neonata società italiana. Ad ogni livello la Libera Muratoria fu in prima linea nel dibattito politico prestando molti suoi nomi a fulgide carriere di pubblici amministratori; valga per tutti l'esempio di Ernesto Nathan, Sindaco di Roma dal 1907 al 1913 dopo essere stato Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1896 al 1904, per poi tornare ad esserlo dal 1917 al 1919. E che dire dei tanti Fratelli che ricoprirono la somma carica di Presidente del Consiglio: Ricasoli, Minghetti, Zanardelli, per fare solo alcuni nomi che ancora oggi riecheggiano nella toponomastica di moltissime città italiane?.

La Libera Muratoria poté quindi profittare di una occasione unica: contribuire secondo i propri principi ed i propri valori a lasciare un indelebile segno nella costruzione sociale, morale e culturale del nuovo Stato, operando in prima persona in qualunque ambito fosse utile alla causa della Nazione: in Parlamento, negli Atenei e nelle scuole, ove si andava formando ed istruendo la prima generazione di “nativi italiani” per così dire, nei commerci e nell'industria, nelle forze armate e nella pubblica amministrazione, ma anche nel mondo dell'informazione e della filantropia.

A nessuno sfugge che queste sono le memorie storiche più care alla nostra istituzione poiché racchiudono il senso e l'orgoglio di una Massoneria viva e vitale, partecipe del cammino dell'uomo verso la dignità e la felicità e vogliosa di imprimere ad esso il segno tangibile dei propri valori.

Poi purtroppo venne la tragedia: messe le Officine fuorilegge nel 1926, iniziò il lungo inverno della Massoneria nel regime fascista e durante il secondo conflitto mondiale. Con la caduta del fascismo e con la fine della guerra, l'attività delle Logge italiane ricominciò a rifiorire, il Gran Oriente pervenne a nuova vita, ma lo spessore e l'operatività della Libera Muratoria nel nostro Paese risentirono inevitabilmente di un lungo ventennio di inattività. L'opinione comune, stretta nel perverso gioco delle ideologie contrapposte, bolla la nostra istituzione come un luogo atto solo a fungere da camera di compensazione tra i poteri forti, come un ambito in cui si intrecciano interessi politici ed economici non trasparenti, in pratica come una associazione di mutuo soccorso tra quanti aspirano ad arricchimento e brama di potere.

Nulla di più sbagliato. Ma il guaio fu che i Massoni non sempre seppero adeguatamente reagire a tale campagna diffamatoria e, per timore di nuove persecuzioni (spesso chi si brucia in un incendio ha poi paura anche di una piccola fiamma) reagirono nel peggiore dei modi, ovvero chiudendosi in se stessi, rifiutando ogni contatto libero ed aperto con la società e vivendo in una sorta di autoinflitta clandestinità che molto ha nuociuto alla nostra istituzione.

Queste stesse campagne diffamatorie ebbero il loro trionfo con uno scandalo che è ancora oggi, nonostante siano passati molti anni, una piaga viva nella nostra storia: intendo riferirmi al noto episodio relativo all'operato di Licio Gelli.

I fatti sono noti, come note sono state anche le risultanze della commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Tina Anselmi. Il danno d’immagine fu immenso, e fu un danno in quanto si scelse la via della chiusura alla società, si rifiutò il dialogo con gli altri soggetti che nella vita civile della Nazione avrebbero potuto essere validi interlocutori, si decise un ripiegamento strategico in sé stessi in attesa di tempi migliori. Solo ora, con il passare del tempo e grazie alle politiche di dialogo e trasparenza dell'attuale Gran Maestranza le cose hanno intrapreso la via del cambiamento. Ma resta, di fondo, una considerazione innegabile: dal secondo dopoguerra ad oggi, la Libera Muratoria in Italia ha vissuto e, in una certa qual misura vive ancora oggi, sotto una sorta di campana di vetro, quando invece dovrebbe e potrebbe essere uno dei principali motori del progresso civile, sociale e culturale della nostra Nazione.

Giunti a tal punto penso sia chiaro a ciascuno che la mia personale opinione è quella per cui la Libera Muratoria, avendo lo scopo precipuo di lavorare per il Bene dell'Umanità, debba operare concretamente nella società civile inserendosi pienamente in essa, partecipando fattivamente, come Istituzione e come singoli Iniziati.

Essere Massoni in nuce, ovvero presentare le caratteristiche dell'iniziato in potenza, vedersi riconosciute tali caratteristiche da un ordine regolare attraverso l'iniziazione, e divenire Uomo in grado di compiere un percorso iniziatico, non può non comportare delle responsabilità nei confronti dei propri simili.

A questo punto però ritengo sia necessario sgomberare, ed in modo netto, il campo da un possibile equivoco nel quale facilmente si può cadere. Qualunque Fratello ritenga sia dovere imprescindibile della Libera Muratoria operare fattivamente nella società e, quindi, nel cammino dell'essere umano verso il diritto alla ricerca della felicità, non potrà né mai dovrà prescindere dall'obbligo di nutrirsi costantemente del nostro patrimonio sapienziale. Ovverosia è necessario ricordare che prima di tutto si è Massoni all'interno dell'Istituzione e nel Tempio ed il nostro dovere, così come la nostra felicità, è e deve essere innanzitutto quello di percorrere incessantemente la via iniziatica, progredendo, sia collettivamente sia come singoli, nel cammino della Libera Muratoria e, quindi, studiando e meditando i temi e gli argomenti della nostra tradizione, al fine di ottenere quella elevazione interiore e quella purezza spirituale che ci rendono “scelti”.

Se così non fosse, noi non avremmo titolo alcuno di sentirci chiamati, come dice il Grande Oratore, a costruire e governare il futuro degli uomini, per consentire a tutti di accedere al diritto di ricercare la felicità.

Ma a mio parere, se ci limitiamo solo alla nostra crescita individuale nel cammino iniziatico, trascurando di volgere il nostro sguardo e le nostre opere all'esterno dei nostri templi, rischiamo di rimanere seduti, come gli antichi stiliti, su alte colonne, dall'alto delle quali osservare più o meno insensibili il cammino dell'uomo. Io personalmente ritengo che una Istituzione dotata di così profondi strumenti intellettivi e spirituali non possa concedersi tale lusso.

Il rischio è quello di tradire l'essenza della nostra stessa esistenza e l'esempio dei nostri Padri che compirono alte ed egregie imprese. Né si dica che così facendo si diventerebbe un soggetto profano, simile ad un Rotary, o ad un Lions o, men che meno, ad un soggetto di parte che scende nella politica di tutti i giorni. La nostra stessa essenza lo impedisce, né sarebbe il nostro fine.

Pensiamo però che, globalmente considerata, la Libera Muratoria raccoglie oggi più di 5 milioni di Fratelli, sparsi sui cinque continenti; parliamo tutte le lingue del mondo, professiamo tutte le fedi religiose e tutti i cammini filosofici sperimentati dall'uomo, apparteniamo nella nostra universalità alle più diverse esperienze storiche e sociali, siamo parte di ogni cultura.

Nessuno possiede una tale, enorme ricchezza, e nessuno come noi potrebbe utilmente porla al servizio dell'umanità, consentendo il superamento di ogni steccato, che ancora oggi e troppo spesso divide gli uomini.

Tale ricchezza, patrimonio dell'uomo, va posta al servizio dell'umanità, cercando di fornire le adeguate risposte, quelle basate sui nostri immutabili principi, alle inquietudini dell'uomo. E' essenzialmente per queste motivazioni che ritengo sia ormai imprescindibile per noi ribadire il nostro dovere e la nostra necessità di operare fortemente nella società.

Ma come farlo?. Innanzitutto rafforzando la nostra consapevolezza ed il nostro grado di conoscenza. Facendo divenire le Logge, gli Orienti e le Famiglie Massoniche Nazionali centri di elaborazione intellettuale, culturale ed etica. Aprendoci al confronto ed al dibattito su tutte quelle tematiche di svariata natura circa le quali l'umanità sempre più si interroga. Divenire laboratorio di nuovi modelli di concezione della società, della cultura, del vivere civile. E portare quindi tali modelli nella società. Ciascuno di noi, secondo il proprio stato e la propria occupazione nella vita profana deve sentire il bisogno di divenire “apostolo” di una rinnovata “evangelizzazione dei principi e dei valori”, portando insieme quindi l'esempio del comportamento e delle idee.

Io credo, ma è una mia personale, quantunque ritengo abbastanza condivisa, opinione, che solo così facendo, solo aprendosi al mondo e lasciando che anche il mondo penetri in noi potremmo davvero realizzare il Bene dell'Umanità e sentirci davvero Figli di quella Luce che il GADU vuole splenda sempre nelle tenebre.

R.M.